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lunedì 6 dicembre 2010

Perchè Non Sono Una Foodblogger

Perchè non sono una food blogger.
Non lo sono per una serie di ordinari motivi. Non mi attrezzo mai preventivamente per cucinare, le ricette nascono prima ancora che nella mia mente, dalle piante da frutto del mio giardino, dai regali degli amici e dei parenti fatti di frutta e verdura di stagione.
Nulla è premeditato. Spesso lo decido all'apertura del frigo. Ecco perchè non posso partecipare ai contest e alle raccolte, perchè o sono  troppo in ritardo o eccessivamente in anticipo. L'unico calendario che seguo è quello dettato la presenza degli ingredienti. Non pubblico regolarmente, perchè per quanto mi sforzi mi rifugio spesso nella consuetudine rassicurante di cibi generazionali.
Non sono una foodblogger, perchè in realtà io non so cucinare come sarebbe richiesto. Io sperimento piccole variazioni sui temi forzatamente in accordo con le mie personali sensazioni e ricordi. Il mio modello di ispirazione è geneticamente la mia mamma.
Curiosità statistiche:
Consumo di burro: max cinque panetti da 125 gr. all'anno. Consumo di olio extravergine d'oliva: da due a tre litri al mese. Margarina: non transita manco in frigo. Un kilogrammo di zucchero mi dura almeno un mese.
Non ho mai iniziato una dieta perchè mangio solo ciò che mi serve e bisticcio ciclicamente con la carne, che mangio in microscopiche quantità e solo se ne sento il bisogno ( il che vuol dire che il mio ferro è in down).
Al contrario non butto nemmeno una crosta di pane e nel mio frigo nulla va in scadenza. Il frigo ci rappresenta: ci sta sempre tutto e c'è sempre della verdura pronta e del minestrone, raramente aprendo il frigo vedrete esplosioni di colore e limitazioni di spazio. Però c'è sempre il lievito di birra, le mie marmellate e le mie conserve.
Nella mia dispensa non manca mai quanto occorre per fare i dolci che sanno sempre poco di zucchero perchè dimezzo gli ingredienti: quando gli altri ne mettono 200 io ne metto 100.
Condivido questa passione sul web con gli amici abituali commentatori Gunther che continua a nutrire la mia sete di conoscenza sul cibo, com'è fatto, chi lo produce e come lo si utilizza (notizie che uso anche a scuola per l'educazione alimentare) Emanuele diventanto un amico fin dalla prima ora. E la condivido su feisbuk, dove ci sono perfino le amiche che le mie ricette hanno l'ardire di provarle.
Questi sono i motivi che fanno di me una persona che cucina. La cucina racchiude in sè il gusto della manipolazione, in fondo in fondo è un non fare, facendo cose gradite al palato e alla mente.
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martedì 5 ottobre 2010

Pai N'dorau: Pane Dorato Le Ricette Di Un Tempo

In sardo Su pai n'dorau significa letteralmente pane dorato. La definizione si riferisce al colore dorato che assume il pane raffermo, bagnato nell'uovo sbattuto con del sale e fritto. Ma non è di questo che voglio scrivere perchè la ricetta più o meno la conosciamo tutti.
Ogni infanzia ha i suoi sapori, ed è ai cibi che si legano a volte i ricordi.

Allora non avevamo più di sei o sette anni. Ed era sempre la solita storia. Verso il pomeriggio inoltrato, mia mamma con quella sua bella voce scintillante e chiara, ci invitava ad andare a trovare i nonni. Essendo io e mio fratello i più grandi, con undici mesi di differenza tra me e lui (io più grande) e gli altri due erano così piccini da essere esonerati, ci toccava incamminarci e andare a trovare i nonni.
Non che ci piacesse, avevano una casa piuttosto buia in cima ad una salita e quando arrivavi non ti mettevi a giocare e fare ciò che volevi, erano severi, all'antica. Ma erano affettuosi. Ci facevano accomodare negli scanni piccini, quelli per i bambini. Erano visite di cortesia. Non come coi nonni di oggi che i bambini trattano da pari. Allora ti accomodavi e stavi ben composto ed educato.
Non erano dei grandi chiaccheroni. Solite domande di rito, come state, cosa avete fatto a scuola, mamma cosa sta facendo. E mio nonno, quello che poi è vissuto più a lungo, perchè lei morì di li a qualche anno, preparava la merenda. Faceva tutto lui anche la spesa, da ex muratore nella casa non c'era mai un chiodo fuoriposto e sempre qualche lavoro in corso.
Durò fino a tardi così, fino a poco prima dei suoi novantatre anni: piccoli lavori di manuntenzione, le regolari imbiancature, la collezione di francobolli, le letture con la lente d'ingrandimento, i dischi nel vecchio giradischi, le girate con il motorino a far compere, anche quando c'era da comprare per uno solo e seduto dritto come pochi uomini sanno fare, guardava solo davanti a se e pensavi che era un pericolo pubblico autentico lasciarlo andare in giro con il garelli a ottantanni  suonati da parecchio.
Cucinava anche, in una cucina in muratura all'antica, con gli sportellini di metallo sul davanti, prima ci si infilavano le braci e si cucinava sopra . Poi con l'avvento delle cucine a gas, quelle in ferro smaltato a tre fornelli, ne acquistarono una e cucinavano li. Li preparava il pane indorau, la nostra merenda e noi si mangiava contenti davanti al grande camino.
E dopo qualche giorno si tornava.

(Sono andata a ricordo, forse alcune cose non sono del tutto esatte, come il funzionamento della cucina antica)
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